Omologazione non richiesta

La pagina deve essere bianca e il segno scuro. L'idea deve contenere un sogno che sconfini nella passione, la memoria deve avere il coraggio di esistere. Il blogger deve credere di possedere la scrittura: solo così i segni sulla pagina vivranno più a lungo di lui.

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Località: Sicilia, Italy

Scrissi molto e a lungo. Inutilmente poi ho atteso risposte che non arriveranno mai. Scrivo ancora per ricordarmi d’esistere e fermare il suo sapore. Ho deciso di lasciare visibili tutti i commenti, sono parte del blog.Non riuscirò mai a conciliare l’inconciliabile e non c’è più tempo comunque: attraversare tante vite e tanti territori mi ha arricchito e spogliato allo stesso tempo ed io sono siciliano, quando rido ho dietro l’ombra della morte e dell’inutilità, se piango lo faccio di nascosto davanti al mare, l’unico interlocutore assoluto che conosco. Sono figlio dell’ alta borghesia colta palermitana, cresciuto a pane e letteratura, ad urla e silenzi, a scirocco e nebbie lombarde, a Mozart e beat generation: per lungo tempo ho creduto che fosse possibile vivere tutte queste sinapsisenza strappare la tela della mia vita. E’ una menzogna. OMOLOGAZIONE NACQUE NEL 2008 questa era il suo incipit e questo il suo template originale. Resterà tale, è una questione di affetto.

venerdì 5 dicembre 2025

IL FOYER DELLA SCALA -

Ancora una volta mi chiedo dove sta il segreto, dove si nasconde la logica imperiosa ma sottile che dirige le nostre vite: lontane e separate all’apparenza, distanti nei modi e nei tempi, segretamente intrecciate nei moti dell’anima e del cuore. Quante parole ho pronunciato in questi ultimi anni, quanti sogni interrotti hanno ripreso forma, quanti dolori nuovi si sono aggiunti a quelli antichi? E’ terribilmente vero, madre, che non esiste una perfetta felicità, che nel piacere di ritrovarti assumo ogni giorno la mia dose di dolore. Confronti e paragoni sono micidiali, per entrambi; soffriamo ciascuno a suo modo e terminiamo ogni volta le nostre corse sul medesimo patibolo. Questo ci rende più vicini? Francamente non lo so, ma è proprio questa la forza travolgente del sentimento che mi lega a te, la capacità di mettere in discussione tutto, di aprire prospettive nuove e diverse… di non dare mai nulla per scontato o dovuto. So bene che non ci si arresta subito, me lo hai insegnato nel tempo: qualche anno scivola via per inerzia, qualche altro per distrazione. Resta la sorpresa, l’inconfessabile abitudine di considerarsi sempre altro. Sarebbe stato diverso se i nostri giorni avessimo diviso assieme sino allo sfinimento che pare prima o poi tutti ammala? Se quel pomeriggio non mi avessi detto:” Enzo, vieni di là a vestirti.” E a me che ti guardavo incuriosito non avessi spiegato che era il tuo compleanno e che era quindi normale farmi un regalo. Certo non ti chiesi, allora, il significato di quell’apparente contraddizione, non te lo chiesi mai. Uscimmo assieme nella sera nebbiosa di Milano ma ero io a tenerti per mano e avevo solo undici anni. Eri bellissima, tranquilla ed elegante: guardavo le tue gambe e il passo da donna contrapposto al mio da bambino, volavi leggera mentre io respiravo rapido. Il foyer della Scala ci accolse caldo e luccicante mentre io stavo ancora racimolando i miei pensieri sparsi per strada. “Voglio presentarti una persona speciale, credo che adesso tu sia pronto” – Poi con una leggera spinta mi invitasti a entrare nella sala; ti guardavo un po’ complice e un po’smarrito. Sorridevi. Nel brusio dei velluti rossi delle poltrone guardavo il grande sipario che chiudeva la mia visuale sul mondo e tu m’invitasti con lo sguardo a non far dondolare le gambe che non coincidevano col pavimento: “Composto, Enzo, stai fermo e composto. Preparati ad ascoltare e capire”. Non è vero che i maschi s’innamorano della madre e la cercano poi per tutta la vita nelle altre donne; dopo venti minuti io ero perdutamente innamorato della giovane pianista che tirava fuori dallo strumento l’anima e la spiegazione delle cose…alla fine del concerto compresi che non avrei mai rinunciato alla musica come amante. Chissà se tu avevi previsto anche questa piega della serata: mamma diventai da allora il libertino malinconico che sono oggi, è il regno che tu hai scelto per me e io non posso fare altro che accettarne l’incoronazione, sovrano dell’inutilità, principe di un alito di vento e di un sorriso.

domenica 30 novembre 2025

L'AMORE DAL SILENZIO -

Sapere e aver saputo, leggere e aver letto e poi studiato e aver viaggiato senza ipocrite paure fra le opposte ideologie di questo mondo che ci è stato donato. Ho capito da molto tempo ormai che ne facciamo scempio, ho inteso che anch’io col mio rigore e la mia cultura resto un grande peccatore, con maggiori colpe di altri che almeno non sanno e mai hanno saputo. Avrei bisogno del silenzio di un monastero, dello specchio onesto della mia anima senza altri intermediari che la mia coscienza: e invece sono qui davanti ad uno schermo che, aperto, mi butta in faccia il mondo. Prego per resistere, in fondo si esce dal silenzio e si torna nel silenzio, non è una maledizione, una iattura, è un premio. Il silenzio definisce ed esalta, raccoglie i profumi, acuisce i sensi, raccoglie la vita nel palmo di una mano. La mia e la tua. Niente è più forte di una comprensione che giunge accolta da un grande silenzio. Parlerò d’amore anche stasera. Per non sapere fare altro. Parlandone mi avvicino a stringere quella sensazione, mi avvicino e mi fermo sul limitare di un totale dispiegamento. Oltre non è concesso a nessuno andare, oltre le colonne d’Ercole c’è l’infinito dramma del non ritorno, della vita senza un perchè. Parlerò d’amore e quasi tutte le parole resteranno chiuse in gola e scuoterò la testa invocando l’unica che potrebbe dare loro la libertà di volare chiare nel cielo. E’ solo una questione di fede, come sempre: una scelta d’abbandono predestinato e fuor di logica. Dovrei credere che il filo sottilissimo possa ricomporsi. Che la frattura guarisca, senza segni, senza enfasi alcuna. Carezzo il velluto della poltrona con una lentezza golosa: ti rivedo al pianoforte e ti risento, suoni per me come allora ma dovrei credere che il filo sottilissimo si sia ricomposto. Carezzo il dorso dello schienale e in questa stanza non c’è nessun altro al di fuori di me e del mio ricordo vivo.