martedì 21 gennaio 2025

OMOLOGAZIONE

Devo chiarire ( ribadire?) un concetto più volte espresso: questo blog e tutti gli altri non presentano testi nuovi, quindi a mio parere sono blog chiusi, finiti. Infatti li ho chiusi. Negli ultimi sei mesi ho scritto solo tre articoli nuovi, uno di essi resta nell’archivio di una blogger. Il fatto che ci siano in giro molti blog gestiti ( si fa per dire) dal sottoscritto, il fatto che io talvolta risponda e altre no, il fatto che vi siano blogger che non mi hanno mai letto non vedo cosa cambi nella definizione di BLOG FINITO. NON HO PIù LA VOGLIA E LA FEDE DI RELAZIONARMI IN MODO CONTINUATIVO CON L’ESTERNO. 
Tale condizione non vi deve ferire (perchè mai), essa nulla toglie alla vostra dimensione virtuale e alle dinamiche che usate in questo contesto. Ma se io dovessi continuare a chattare con alcuni di voi, ripercorressi strade già consumate malamente negli anni passati, ossequiassi il malcostume dei deja vu e delle vecchie polemiche sarei un pazzo. Se non si fosse capito io gioco adesso con la rete e vorrei essere interpellato esclusivamente sull’argomento dei post! Non vi commento forse allo stesso modo? Perchè non usate anche voi lo stesso metodo? Perchè non mettete da parte le questioni personali e le vecchie dispute e così facendo mi permettete di pubblicare i vostri commenti? Ognuno di voi nel proprio blog fa ciò che vuole, bene lo faccio anch’io e soprattutto non vengo in casa vostra per polemizzare, ferire, riattivare vecchi ricordi. Scrivete voi piuttosto! Alzate il livello dei vostri post se ne siete capaci. andate al cuore della scrittura e su di essa lavorate non su chi la produce che non conoscerete mai davvero. 
Scrivo da sempre, mi viene facile e naturale fin dai tempi delle elementari e poi via via negli anni della giovinezza e della maturità; ho usato sempre la scrittura nei contatti che stimavo importanti della mia vita. Scrivo per non dimenticare e non farmi dimenticare, scrivo per capire ( innanzitutto me stesso), se capisco comunico altrimenti mi chiudo. Ma non c’è solo questo: scrivo perchè mi piace e MI PIACCIO! Non serve mascherare il lato edonistico e narcisistico della mia presenza qui: non mi fa ombra confessarlo. Quello che è avvenuto dopo in questi anni di rete non mi ha aiutato, non è servito a migliorare il mio rapporto con il mondo esterno, tranne pochi casi ( veramente contati e rari) stare qui ha provocato situazioni di disagio insospettabile. Ma la scrittura resta, i mei sogni restano, la mia vita non muta per i desideri superficiali di altri, Enzo è vivo nel suo intelletto e nelle cose che scrive. Che sia letto, accettato, conta meno. Lasciare una traccia di me era importante.
L’unicità è un grande pregio, non deve diventare arroganza ( il rischio è alto); chi scrive qui è un campione di imperfezioni vi assicuro e ci convivo. Anche il fatto di aver diradato la mia presenza sui blog, incidendo in modo radicale su questo aspetto della rete, è per molti versi una grave imperfezione. Ma non riesco ormai a fare diversamente, la scrittura è qui, ferma in queste pagine, leggibile e rileggibile. Non muta ma può cambiare il sentimento di chi legge! Che io ci sia, risponda, non mi fa più vivo, mi fa solo più social: esisto ancora seppure in modo diverso e quando non ci sarò più se la scrittura è ancora fruibile qualcosa di me sarà restato. Con o senza interloquio la mia esistenza avrà un senso nonostante tutto. Io ci credo fermamente, è il motivo per cui al tramonto della mia vita sto lasciando visibili tutti i miei testi su TUTTI i miei blog: questa risposta vale  per chiunque passi da qui e legga.
Vengo raramente qui ma ho scritto per molto tempo, troppo, ho scritto perché mi piace scrivere esattamente come mi piace leggere. Questo blog come tutti gli altri sono soltanto una traccia, un ricordo del mio passaggio. Non credo di aver più molto da dire sui blog, bisogna saper riconoscere la fine di una stagione. Scrivere altrove, su altri social più mediocri di questo? Non avrebbe senso. Se in questi anni a seguito dei miei post ci fosse stato un vero interloquio, commenti che mi avessero dato l’opportunità di sviluppare un discorso più ampio centrato sullo scritto allora sarei rimasto, avrei avuto uno stimolo in più. Ma così il discorso è da ritenersi chiuso. Lascio aperta la moderazione dei commenti, se il commento passa vuol dire che sono ancora vivo, altrimenti un attimo prima di finire li libererò del tutto. Omologazione non richiesta vivrà fin quando Blogger non deciderà autonomamente di chiudere tutto.

sabato 18 gennaio 2025

LA PRIMA VIRGOLA

Se tornassi a scrivere
prenderei la prima virgola
per appenderla al tuo orecchio
che mi regali di nuovo il volto
e il cuore.
Se tornassi a scrivere
non avrei più niente tra le mani
se non il ricordo di una intesa
da regalare al mio tempo nuovo.
Se tornassi a scrivere
lascerei finalmente libero
il sogno di ciò che mai sono stato
e tu lo leggeresti altrove
e in un altro mondo.

giovedì 16 gennaio 2025

L'assenza



Non si ricordava più di se stessa. La distanza tra la casa e la piazza era breve, quella tra l’oggi e il domani inutile, la sua essenza stava nascosta in una stradina laterale che lei non percorreva mai. Il guscio era ciò che vedeva la gente: nient’altro che una superficie confusa tra le altre. Era lei che voleva così. Era distante dal suo intimo: la luce poteva far male, la musica meno se assunta a piccole dosi. Ma la musica si era spenta, le ultime note in un’altra vita, in questa un chiassoso silenzio. 
Un tempo aveva deciso di svanire: non potendo adeguarsi alla norma che vedeva attorno a sé, svanire e confondersi con lo sfondo era una soluzione. L’unica. Il dolore lancinante e improvviso della perdita del padre era stato l’avvio del processo: troppo piccola per capire e digerire il lutto, abbastanza grande per tenersi addosso la solitudine. Avrebbe avuto bisogno di una mano, di un sorriso diverso, di un gesto che non provenisse dagli spazi familiari, una spinta a vivere comunque, a costruire ugualmente, a essere viva. Così pian piano si era persa, la sua età fioriva, il suo corpo si modellava in quello di una ragazza ma non c’era l’eco del suo passaggio per la via. Si distanziava da se stessa impercettibilmente ogni giorno di più. Distanze comuni immutabili, le altre non pervenute. 
Ma c’è sempre un segno, segreto, un’opportunità nascosta, un gesto non voluto che la vita regala. C’è l’attimo, il momento, c’è la vita che pulsa ugualmente anche contro il nostro volere. Così l’imprevisto si era presentato un giorno e tutto il prima condensato in una scatola chiusa posata su uno scaffale poteva avere adesso un senso e un futuro: perché non crederci? Perché non svoltare in quella stradina laterale sconosciuta e percorrerla fino in fondo? Chi è solo sa, chi mangia solitudine conosce ogni sfumatura delle possibili delusioni in agguato, si sommano tra loro ed era per questo che lei si era dimenticata di se stessa. Improvvisamente le ore giravano al contrario. Il tempo impazzito si era coagulato in uno sguardo, o era solo il desiderio? Tu contavi i passi e non sembravano i tuoi, misuravi le emozioni ma la misura non bastava. Sconfessare il passato e investire tutto in questo improvviso presente, prima sembrava impossibile adesso fluiva naturalmente. Quanto conta una stagione, quanto un intervallo dopo una parentesi? 
Non ricordarsi di sé fu un gesto dovuto perché i sogni sono esclusivi, non c’è altro posto per loro che dentro il momento, tutto svanisce dietro di noi e la prossima svolta è un regalo o una morte prematura, così nel pomeriggio afoso e sospeso di questa estate ogni cosa è ferma: ti guarda in silenzio. Il momento è altrove, nessuno può conoscerne il destino. Le strade, gli oggetti, le parole, la luce sul marciapiede, il sole alto sopra il monte e la vallata, tutti i visi che sfilano in una rassegna non richiesta. La solitudine si è impossessata di te, crede di essersi presa tutto, lo pensano tutti e la ragazza lontana che non si ricordava più di se stessa fa finta di crederci allo stesso modo. Nascondersi agli assassini dei sogni segreti è l’unico mezzo per sopravvivere. Almeno un po’. 
C’è un’altra certezza, è il risultato degli anni sprecati che adesso frusciano via al vento di scirocco: gli estremi, dopo essersi toccati, rimbalzano via lontano, l’intelligenza non paga, non abbastanza da modificare il tratto col quale tracciamo il cerchio. Ma il cerchio esiste, non in questa dimensione, non per questa esistenza, non serve dirlo, non lo si può raccontare; la ragazza non suonerà mai più la sua musica. Dimenticare, dimenticarsi lascia poche tracce che non interessano a nessuno. Solo a chi scrive di lei e della sua assenza.

mercoledì 15 gennaio 2025

IL GIA' SCRITTO

Per tornare a scrivere è necessario, almeno per me, credere che il nuovo abbia un senso non solo per chi legge ma anche per chi scrive: io l’ho perso forse definitivamente e sopravvivo su questo e altri blog rieditando me stesso. Sono diventato insopportabile? A volte credo di sì , sento il peso di un trascinamento incomprensibile e lacerante. Ma esiste anche la coscienza di non aver detto abbastanza, non nel modo giusto, di non aver voluto per una malintesa forma di educazione virtuale attaccare una certa fauna che vive all’ombra della blogosfera. Non si tratta di un fatto meramente culturale bensì di una dimensione educativa che sfugge al controllo della cultura in senso stretto: è l’incapacità di ascoltare, la volgarità di sentirsi, senza merito alcuno, di varie spanne superiori all’altro. 
Lo dissi tempo fa, non legge più nessuno nemmeno chi con enorme sussiego afferma sul suo blog di essere un bibliofilo. C’è una forma di cecità ideologica che impedisce la reale apertura sulle prospettive di scambio e condivisione che sembravano connaturate al mezzo blog; è esattamente questo che, personalmente, mi ha ucciso, il contatto continuo con persone cui è possibile solo concedere un falso apprezzamento stando ben attenti a non commettere nemmeno il più piccolo errore di battitura, a non mostrare mai le radici del proprio pensiero e della propria vita. I blog come diari virtuali ingessati dalla prepotenza altrui, la necessità assoluta di restare dentro i binari che altri hanno posato per far correre le nostre parole. Di cosa dovrei scrivere oggi? Certamente di politica o di libertà di stampa. Di storia, di poesia… quale? Di una storia raccontata da sempre ad uso e consumo di una parte, di una poesia che invece di volare sopra si perde nei vicoli di una sintassi scontata? Di quale politica? Quella che ha perso tutti i punti di riferimento e perpetua se stessa nei modi e nei tempi di sempre? Quella che non usa il compromesso lecito ma sfrutta il potere di esserci nel modo più bieco? La libertà di stampa ad uso e consumo di una parte pronta, al momento opportuno, a rinnegare il ciclostile da cui è nata e negare, negare fino alla nausea tutto, parole, fatti, storia…persone? Pubblico il già scritto io, quello che scrissi quando ancora ci credevo; lo faccio perché mi piace vederlo sulle pagine di questo monitor, amo accarezzarlo nella speranza che una nuova musica o una nuova immagine si poggino finalmente sull’idea intima che solo io possiedo di ciò che ho composto. Non voglio aver più l’assillo di doverlo spiegare o difendere dalla barbarie di molti, ho chiuso alla possibilità di un “normale commento” ; la scrittura sta lì, per tutti anche per chi sente e vede solo ciò che è conforme alla sua natura. Non credo più ai commenti, non mi riconosco quasi mai in essi: a dirla tutta io non mi riconosco in nessuna delle cose che mi attorniano socialmente e virtualmente. Nutrivo una speranza, un desiderio, dieci anni fa pensai di poterlo finalmente esaudire, adesso quello che sogno è di poter tornare ad amare il sogno.

martedì 14 gennaio 2025

CONSERVATORIO

Ti ricordi di me, Pieralvise? Io non dimentico quella mattina di maggio quando mi accompagnasti dentro il conservatorio G. Verdi di Milano. Avrei dovuto farti da guida per i tuoi occhi spenti…che sciocchezza, tu vedevi meglio di me ed eri nel tuo regno. Gli spazi erano grandi e severi, riflettevano il senso di un mondo a parte, come se, varcata la soglia, la città fosse sparita, rimasta indietro e sempre più lontana. Sale, corridoi, grandi porte e un sentore di legno diffuso ovunque; da punti indefiniti giungeva il suono di voci o di strumenti musicali. Io rivedevo i libri in braille di un’ora prima sulla tua scrivania, cercavo di capire come facessi a vedere il mondo attraverso le dita e la pelle…La musica, quella non era un mistero per me, era una lingua immediata, la traduzione istantanea di un’emozione. Perfetta e per sempre: ma tu camminavi tranquillo volgendo lo sguardo che ti mancava attorno e mi dicevi cose che non avrei mai immaginato. Poi ti sedesti al piano e abbiamo parlato a lungo senza aprir bocca. 
Eri pieno di luce, il viso rivolto verso l’alto mentre le mani lunghissime e bianche sfioravano la tastiera. Sorridevi e la musica… Dio mio, la musica ci attraversò per sempre, bella come non l’ho mai più udita. Ma una volta può riempire un’intera esistenza. Una volta chiude parentesi che sospirano una fine dignitosa, completa il sogno in un attimo breve. E scompare lasciandoti solo la scia della nostra eternità.

domenica 12 gennaio 2025

LA VIRTU' DEL PESCATORE

La pazienza è la virtù specifica del pescatore, l’impazienza quella degli altri. Si getta la lenza da uno scoglio, in un punto dove solo il pescatore conosce bene il fondo. E si aspetta e l’attesa può durare anche molto tempo. Mentre passano le ore e le stagioni diventa naturale riflettere e ricordare; l’analisi può essere illuminante e definitiva in questi casi, comunque un punto di riferimento. Le decisioni sono sempre secondarie anche se prevedibili: spesso ho atteso fin oltre l’ultimo minuto accettabile, per affetto o paura del nuovo ignoto che mi attendeva. Quando il grosso pesce arriva è sempre una sorpresa, un insulto alle proprie capacità di preveggenza: lo aspetti sempre qualche minuto dopo… 
La stanza segreta è qui e adesso, è una storia iniziata molto tempo fa. E’ l’attimo in cui arrivi a quella comprensione che ti sfugge da sempre. E’ un legame profondo, irrinunciabile, uno scrivere e pensare da lontano con una vicinanza intellettuale rara. La stanza è un simulacro dell’illusione di poter condividere ma è anche la definitiva sconfitta di un sogno leggero e invidiabile. Era risaputo, era scontato che l’apertura della porta avrebbe portato con sé una sospensione infinita di questo spazio. La preda si libererà dall’amo con uno strattone e libererà finalmente anche me: un segno di affetto profondo. Io non ho rimpianti, stare qui mi è piaciuto davvero , condividere anche i disaccordi o le reprimende ancora di più. Ma vi sono cose che non è possibile raccontare, forse solo intuire. Non chiudo, resto qui così con tutti i miei orpelli in bell’ordine, commenti compresi, in una tensione infinita che è il solo segno di una vita diversa perché al fondo di tutto non sono un ladro ma solo un sognatore. Come tanti.

sabato 11 gennaio 2025

OSSA DI SEPPIA


Non sopporto i consuntivi: esaminare come e quanto io mi sono consumato non mi piace, però i consuntivi occhieggiano ugualmente ai lati della mia strada, sono io che faccio finta di non vederli. Così invece di prendere atto di una questione palese, la fine della mia avventura nel web, vado a spulciare i percorsi altrui e mi faccio convinto ogni giorno di più che bisogna lasciare in rete un blog come questo che state leggendo o quest'altro non per i miei testi bensì per quelli altrui, per i nomi segnati in questi anni di scambi, per le persone che mi hanno commentato e che io ho commentato, per la vita che ci ha attraversato tutti. 
Vi sono alcuni luoghi che mi affascinano e in genere rappresentano ciò che non c'è più o è andato altrove...lascio perdere i blogger che la morte ha preso con sè! Deve esserci qualcosa di remoto che io non so spiegare a parole in questa parte di vita trascorsa a scrivere sui blog, qualcosa che nasce dalle scritture ma raggiunge spiagge sconosciute, sono ossa di seppia intatti, li prendi in mano e cominciano a raccontare. E' strana ed intrigante la sensazione delle parole lasciate in rete per sempre, perchè lo senti che lo spirito di chi ha scritto si è ormai raccolto altrove, e non serve pensare che i nuovi social abbiano divorato idee e persone senza dare un'alternativa del medesimo valore, devi arrenderti all'evidenza. Sono assolutamente convinto che le ragioni ci siano e siano tutte valide tuttavia l'amaro di una decisione giusta resta in bocca. In molti dei miei blog in fondo l'unica cosa interessante non è leggere i miei copia e incolla variamente congegnati ma sentire cosa ci siamo detti in questi anni e cosa è rimasto del profumo di quell'incontro. 
Verrà un tempo diverso e i blog così come i abbiamo conosciuti spariranno per sempre, non ho idea di quello che li sostituirà, non so nemmeno se essi resteranno come totem di un'epoca interlocutoria speciale. So perfettamente che l'idea che ci ha mosso, i desideri e le fantasie che nutrivamo da qualche parte hanno trovato rifugio, può darsi che un giorno ci sentiremo chiamare e capiremo.

mercoledì 8 gennaio 2025

AMEN - ANNO 2020


Non mi piace il tipo di comunicazione dei social ma forse non mi piacciono la gran parte di coloro che li abitano! Non mi piaccio nemmeno io quando mi relaziono con essi (quasi mai). Questo non è un semplice diario privato, non dovrebbe esserlo, non è il veicolo per esternare urbi et orbi convinzioni-assiomi non sostenute in genere da niente altro che la propria crassa e arrogante ignoranza. Non so più cosa sia una scrittura in ambiente virtuale, è un vero dramma ogni volta che apro queste pagine perchè mi pare che invece voi tutti abbiate le idee molto più chiare delle mie, ma so bene cosa e come sono io: un vecchio borghese alfabetizzato, solitario e scontroso che ha deciso di tornare al vecchio cartaceo luogo a lui moto più congeniale. Osservo anche che la gran parte dei blog e dei social leggibili (gli altri sono inqualificabili chat) sono tutti orientati decisamente a sinistra, non esiste altra dimensione culturale, non esistono altre storie, non devono sopravvivere altre valutazioni intellettuali. Quindi io NON DEVO ESISTERE. Per favore non fate la faccia indignata e non pensate neppure per un momento che il problema sia solo da attribuire alla mia incapacità di comunicare o reggere qualsivoglia confronto. Il problema attiene invece a una dittatura del pensiero e della comunicazione asfissiante ed è attualmente insolubile perchè abbiamo linguaggi terminologicamente e concettualmente distanti anni luce; si chiama divario generazionale acuito da non conoscenze storiche sociali e culturali che, permettetemi di dirlo, spesso sono solo vostre. Vostre perchè non leggete, leggete poco o solo un certo tipo di letteratura. Monocorde, ideologicamente dittatoriale e aliena da qualsiasi tipo di dubbio. Da anni ho provato a dire la mia altrove, da anni vengo messo da parte, isolato e guardato con sospetto. Credo di poterlo dire con pacatezza: io non appartengo a questo vostro mondo di tutti uguali e tutti in coro. Anche nelle ultime ore ho girato per il web alla ricerca di una voce critica sul mondo e sulle cronache di questi tempi. Niente da fare. Far scappare la maggior parte dei lettori da questo blog è semplice, basta dire sinceramente la propria verità... Esattamente ciò che farò adesso. 

Non mi piace per nulla Papa Bergoglio e non mi è mai piaciuta la millenaria intromissione politica della Chiesa nelle faccende italiane ed europee. Basterebbe sfogliare un libro di storia, dalla Donazione di Costantino in poi, passando dal periodo Avignonese e transitando attraverso i papi del 500- 600 laidi guerrieri cinici...Politici in senso stretto. Ma che serve dirlo al popolo dei blog? Serve solo a farsi insultare sia dai clericali incalliti che dai marxisti ecumenisti bergogliani odierni. Bergoglio comunque sta preparando con lucido cinismo un nuovo scisma dopo 5 secoli da quello protestante, non difende i cristiani e non controbatte teologicamente l'Islam che possiede principi molto diversi. Bergoglio sta distruggendo il cristianesimo tra gli applausi della gran parte della rete a me conosciuta. Non mi piace questa pseudo sinistra che da dieci anni domina sulle nostre vite. Pseudo non perché si sia evoluta o adeguata a tempi socialmente diversi ma perché ha misconosciuto il portato storico del socialismo teso alla difesa dei lavoratori, al loro sviluppo economico e intellettuale, perché appoggia ideologie terribili verso le donne e il popolo italiano che afferma di difendere mentre in realtà fa da volano a un imperialismo capitalistico più duro che mai. Come si può considerare Renzi un uomo di sinistra, la Boldrini un difensore delle donne, Asia Argento dal pugno chiuso una forte intellettuale o combattente di sinistra? Nessuno di tali personaggi possiede un grammo della serietà di Nilde Iotti o di Pertini!! La sinistra che fa opposizione anche in rete sui blog è un fenomeno di una tale mediocrità e volgarità da non meritare nulla, nemmeno queste mie righe. Intanto fa proseliti sulle vostre pagine e nei vostri salotti " culturali". 

La questione clandestini sul territorio nazionale è gestita in modo vergognoso, direi senza senso ne umano ne politico; la clandestinità è un reato ovunque e i confini nazionali esistono ovunque perché le nazioni esistono su tutto il pianeta qualunque sia il loro regime politico. In nessun luogo al mondo l’arrivo in massa di esseri umani con abitudini e culture diverse ha prodotto SOLO effetti positivi, la storia ce lo dice a chiare lettere e ci dice anche che solo un’integrazione pulita con il vecchio tessuto sociale in cui ti presenti può essere accettata. Il contrario produce devastazioni terribili. Non si è mai visto che una civiltà debba sparire autoconsegnandosi ad un’altra che la invade con arroganza. I termini della questione sono ben diversi, i valori dell’Europa millenaria non sono inferiori a quelli delle foreste o dei deserti africani, non si capisce il senso di chi afferma il contrario. Inoltre l'azione delle ONG è palesemente una versione moderna delle navi negriere fine XVIII secolo e non capisco secondo quale criterio si possa favorire una immigrazione incontrollata in un paese che ha enormi problemi economici, sociali ed etici. Una follia ipocrita e letale spacciata per solidarietà umana, la stessa con cui riempire di nuovi schiavi le bidonville e le baraccopoli del nostro territorio, campi di concentramento per schiavi sotto l'occhio indifferente delle Prefetture! Lo schiavismo dei caporali, la lotta tra poveri e il loro sfruttamento deriva direttamente dalla politica immigrazionistica dei governi precedenti a questo. Non c'è nessuna integrazione perché la gran parte di uomini che arriva qui non ha alcun interesse a conoscere e accettare e rispettare l'Italia come è stata e come è. Che maledetto senso può avere gente di colore che manifesta per l'ANPI? Cosa diavolo può saperne un ragazzo di vent'anni nigeriano sbarcato ieri in Italia della guerra civile del 43-45, del Fascismo, del corporativismo, di Matteotti, di Gentile, di Badoglio, dei Savoia. In realtà non ne sapete nulla nemmeno voi! Il dramma è questo: chiunque scrive senza sapere le enormi corbellerie che scrive e tutti vi applaudite tra voi. Bene bravi bis e guai a dire qualcosa di diverso. Stronzo supponente...Fascista! 

Ritengo l’Islam un cancro mortale. l'Islam è in rotta di collisione con tutto quello che in mille anni ha prodotto la civiltà europea occidentale. Da qualsiasi punto di vista lo si consideri un intellettuale soprattutto se di sinistra, soprattutto se di sesso femminile dovrebbe combatterlo come la peste. Musica, pittura, scrittura, equiparazione dei sessi, sessualità, rapporti sociali...Mi fermo per non vomitare! l'Islam non si integra vi integra volenti o nolenti! Ma voi continuate pure a volteggiare sul vostro cadavere intellettuale. Considero La signora Boldrini una iattura nazionale, é incredibile che una tale mediocre e ignorantissima figura sia diventata la terza carica di uno stato! Inconcepibile. Mattarella non mi rappresenta, non mi piace e lo considero una figura mediocre e senza spessore, mi spiace solo che sia un mio concittadino allo stesso modo in cui mi vergogno che Orlando possa essere sindaco della capitale della Sicilia. Un palermitano ridicolo, senza spessore, legato solo all'apparire in tendenza, l'uomo che osò infangare l'attività di Falcone poco prima che egli morisse nell'attentato mafioso di Capaci. Solo per questo il signor Orlando col copricapo arabo in testa farebbe meglio a dimettersi e provare semmai ad aprire una friggitoria nel centro storico e dedicarsi al pane e panelle, pane ca' meusa e quarume. Ci facissi chiu' figura. Saviano mi ha deluso, è un intellettuale senza dignità propria, una mente a pagamento di una ben specifica corte. Peccato, un vero peccato, dai tempi di Gomorra l'acqua passata sotto i ponti non gli ha dato lustro lo ha solo appiattito in una serie di polemiche e insulti che gettano su di lui una luce malevola. Cortigiano come tutti del resto! La magistratura è quasi del tutto rossa quindi non è seria e non è nemmeno un riferimento di legalità. La giustizia e l'amministrazione di essa non può avere colore politico, un magistrato non ha tessera di partito, se la manifesta si dimetta! 

La magistratura non può permettersi di appiattirsi su un gioco politico e ideologico che non le compete profittando tra l'altro della sostanziale impunità dei suoi componenti. Intoccabili! Ma fallibili!!! Così diventano solo poveri comuni stronzi, come tutti. Ritengo gran parte dell’elettorato leghista una massa di razzisti verso i meridionali ed io sono meridionale. La base leghista, il suo zoccolo duro è assolutamente convinto di poter fare a meno del sud non riconoscendo ad esso nessun valore culturale, sociale ed etico. Il motivo è molto semplice ignoranza storica totale e paura di un confronto serio dal quale uscirebbe sconfitto. Non considero L’Italia una Nazione e gli italiani un vero popolo, non lo sono mai stati e questa unità tanto strombazzata è meno che virtuale. È solo un falso storico gigantesco, una agiografia inventata di sana pianta per fare da vassallo a una storia italiana che pochi conoscono e che fa comodo tener celato. Ritengo la gran parte dei blogger incrociati in questi 10 anni totalmente digiuni di Storia, solo così si capiscono le corbellerie che scrivono sulle loro pagine. La UE è uno schifo vergognoso e una dittatura sempre più stringente sul collo di ciascuno di noi. Essa non è nemmeno lontana parente del sogno europeo ideale degli anni 50- 60 col contributo intellettuale dell'Italia; questa Europa di Bruxelles è un mostro alieno avulso dagli interessi e le necessità del popolo ma strumento potente di élites estranee a qualsivoglia nostra necessità. Però questa ameba soffocante viene esaltata e spacciata per l'unica nostra salvezza con un martellamento continuo. 

Odio le chat spacciate per commenti ma l’ambiente virtuale fuori di metafora sta diventando solo questo: un cinguettio continuo poggiato come condimento su qualsiasi argomento proposto. Gossip, tentativi di seduzione velata, oppure insulti sprezzanti, the e pasticcini o arsenico e vecchi merletti. Così io non ho alcuna speranza di poter risiedere serenamente e proficuamente in rete. Ho pubblicato ugualmente per narcisismo e liberazione intellettuale... L'ho fatto finora scioccamente cercando un modo diverso che mi somigliasse, non ci sono riuscito e pubblicare non è comunque il termine esatto poichè ormai non pubblico più nulla o per meglio dire io me la canto e me la suono, il foglio che hai in mano ne è la prova. Date certe premesse certi risultati sono scontati. Non sopporto i consuntivi: esaminare come e quanto io mi sono consumato non mi piace, però i consuntivi occhieggiano ugualmente ai lati della mia strada, sono io che faccio finta di non vederli. Verrà un tempo diverso e i social così come li abbiamo conosciuti spariranno per sempre, non ho idea di quello che li sostituirà, non so nemmeno se essi resteranno come totem di un'epoca interlocutoria speciale. So perfettamente che l'idea che ci ha mosso, i desideri e le fantasie che nutrivamo da qualche parte hanno trovato rifugio, può darsi che un giorno ci sentiremo chiamare e capiremo.

martedì 7 gennaio 2025

POST AD PERSONAM

Scrivo post da anni, li scrivo ad personam: anzi li scrivo essenzialmente per due persone. 
Una sei tu che mi stai leggendo. Non ti conosco perchè non ho mai conosciuto realmente nessuno dei blogger con cui ho contatti, sicuramente ho letto molte cose tue e l’ho fatto con un’attenzione che tu non puoi nemmeno immaginare. Eppure non ti ho mai concretamente stretto una mano o guardato in viso: non ho mai visto le tue mani, le tue gambe, la tua bocca, come cammini e ti siedi, il colore dei tuoi capelli …o il profumo del tuo sesso. Non ti conosco però quando inizio a battere sulla tastiera so che ci sei tu davanti allo schermo e che tra un po’ leggerai; spesso parto da considerazioni immediate, magari lette poche ore prima sul tuo blog, o su un commento ad un tuo post, a volte resto assorto mentre ci penso, annuso nell’aria il sapore di quello che sei dietro le parole e penso che tu farai lo stesso con me. Scrivo per te ma dopo qualche riga tu diventi un altro blogger e poi un altro ancora…un turbinio di voci e di visi e di nick e parole. Non m’importa, scanso gli ostacoli e punto diritto su di te, ti porto me stesso, il suono della mia voce che mai sentirai e il colore vero dei miei occhi che ti guardano la nuca mentre mi leggi. Perchè l’altra persona per cui scrivo sono IO. Andiamo sempre in coppia io e te, anche quando vuoi restare solo e mi sbatti un click in faccia, anche quando fai finta di non capire… anche quando commenti da anonimo e mi viene da ridere, siamo tutti anonimi qui! Il fatto che io scriva per te non ti autorizza ad escludere gli altri, non ti da il permesso di requisire il mio amore tremendo per questo mezzo e la scrittura che lo esprime. Dovrebbe invece farti capire quanto sei sciocco, insulso e piccino quando fai dei miei pensieri un giocattolo privato. C’è sempre della musica mentre scrivo, io lo chiamo un vizio in chiave di sol, e c’è sempre una luce che mi guida, la tua, la tua, la tua , la tua e la tua….. So di essere un privato che si spoglia in pubblico, so che la nudità intellettuale è la più ambita e la più difficile da sostenere. Ma non fa niente: io scrivo lo stesso. E tu commenti, a volte in chiaro a volte in scuro. Poi mi arriva ad ondate il senso preciso di tutti i sussurri degli altri te che leggono e non si paleseranno mai e questa è la cosa più emozionante di tutte, questo mi consola, è la vera ragione per cui scrivo anche a me stesso. Ciao, ti voglio bene, non importa se sarò ricambiato. Scrivo post da molti anni, risiedo qui tra queste lettere ed ho un contratto d’affitto secolare, potrei sentirmi tranquillo, stabile e invece mi sento come se fossi già andato via. Nessuna donna può aiutarmi a rimanere, nessun corpo può risucchiarmi dentro di sè e riscaldarmi. Sono un estroflessione che si ulcera contro le pareti della vita. Però non voglio andarmene così, senza prima aver detto che mi manco da morire, le parole non sono forse musica? Vorrei fermarmi e raccogliere le ombre delle cose che ho lasciato in giro nel web in tutti questi anni: vorrei trovare lì il senso vero della vitalità, di un progetto che facesse a meno della mia cultura, dei miei drammi, dei miei addii, che facesse a meno dei ricordi se non riveduti e corretti….ma non posso fare a meno di me. Sono un “tutto compreso” e sono anche in buona compagnia. Le verità carezzate alla fine escono fuori e cominciano a rotolare per l’etere: ne ho raccolte alcune morbidissime e profumate, scivolavano mescolate ad altre meno attraenti. Ho scelto di portarmi a casa queste ultime: sono amanti meravigliose. La spinta che era forte un tempo, il desiderio di comunicare su questo mezzo e mettersi in contatto con tutti si sta ormai esaurendo. Non è una scusa di comodo, anzi si tratta di un disagio fortissimo. Io ci credevo, culturalmente tutta la mia generazione ingenuamente ci ha creduto: comunicare significava rispettare e rispettare era l’anticamera di capire. Non è più così ed oso dire che non è mai stato così sui blog. I motivi sono molteplici ma la cultura civile in senso stretto e quell’altra in senso lato ne sono i cardini: mi è rimasto questo spazio per raccontare a me stesso e a qualcuno di voi vecchie storie piene di incantesimi e magie, lontani profumi di stagioni irripetibili ma vere. Oltre un certo limite la vita acquista un sapore diverso e più ampio, si ridefiniscono i contorni del senso di vivere e della gioia che è insita in esso, anche le parole sono diverse e suonano un’armonia che è giusto incontrare lungo il proprio percorso. Adesso che l’estate pian piano fiorisce e la sua essenza permane sempre più forte come l’impressione di una parola inespressa, adesso che il tempo seguirà percorsi più lenti, adesso è l’ora di sedersi a guardare un nuovo giro del sole.

domenica 5 gennaio 2025

POSTMODERNO


Un po’ vi odio, soprattutto quando andate molto vicino alla verità: un po’ vi vedo quando scuotete la testa o dite ci è o ci fa? Però dovete capire che questo blog è già quasi interamente scritto e c’è un motivo, anzi forse più di uno.
Io sono fuori per adesso, ma ho trascorso la mia vita dentro e fuori due o più dimensioni parallele: non sono riuscito a far coincidere il Dott. R....medico dentista, divorziato da circa 20 anni, libero professionista in Catania con gli altri me. Per esempio con Vincenzo pelo rosso del movimento studentesco di Milano del 1970, con Enzo occhi chiari di Tiziana, con lo stesso di Ornella , con Enzomio di Giusy davanti al mare di Trapani, con Vicè di Radio Elle Palermo 100, 1 mGhz di frequenza stereofonica notturno sopra la città del 1978. Non ci sono riuscito nemmeno con gli altri belli esemplari di omo minchionis postmoderno come Enzo facciamo l’amore subito qui dietro villa Bellini del 1980 dentro questa cinquecento e il tenente d’artiglieria a Modena del 1981 ( si metta sull’attenti quando legge!). Qualche volta ci ho provato, qualcosa o qualcuno mi ha illuso di esserci riuscito..
Papà mi registri un pò di quella vecchia musica che ascoltavi quando eri giovane?
… sto per arrivare Enzo, ti amo
… lei è un uomo in conflittualità permanente, accetti questo 24 o è peggio per lei
… Collega Riccobono non penserà davvero che queste sue teorie sull’ordine dei medici siano accettabili?
… sei in ritardo di 15 giorni sugli alimenti Enzo!
La sensazione che ho da qualche anno è di essermi fatto stuprare, di aver permesso l’attraversamento liberodi me stesso e di averlo condiviso ignorandone l’effetto finale. Certo ci sarà pure un modo di sistemare prima o poi tutto questo materiale sullo scaffale: il blog che ogni tanto sfogliate serve anche in tal senso…o no?
Il Blog, tutti i miei blog, sono una parte della mia vita, quella che sono riuscito a scrivere perchè scrivo da sempre, sui quaderni con copertina nera degli anni 50 delle mie elementari ( quaderni che mia madre, la mia incredibile e amatissima madre conserva ancora) o sulle agendine da novello Heminguay degli anni che sono seguiti. Francamente credo che il cammino sia segnato e in fondo non mi dispiace, scrivo e mi incazzo mille volte al giorno, ho un nodo qui dentro che si scioglie solo così compulsivamente per un breve istante davanti alla fila ordinata di questi segni neri su fondo bianco. Il blog lo ripeto è già scritto, lo è stato da sempre, WordPress o Blogspot sono stati solo l’occasione, il mezzo per travasarci dentro tutta la parte di me che ci entrava, era scontato che tracimasse e rompesse i cabbasisi ai vicini…non sono un rompicoglioni, sono curioso e purtroppo so leggere e scrivere e lo sanno fare tutti gli altri me stesso che mi accompagnano. Non sono nemmeno così misurato e classico come faccio credere ( un po’ mi diverto) però non posso sfuggire nè alla mia educazione familiare e sentimentale nè alle mie esperienze: ci provo talvolta ad accomodarmi in salotto ( sono bravissimo anche in jeans e t-shirt) ma poi mi chiamano dalle altre stanze… Enzo che minchia stai dicendo? Enzo non so che fare di te… Cinzia sei per sempre… figli miei non ho una lira quindi stasera panini al lungomare… Dottore lei non è di qua vero? Si sono di qua e di là… mi accorci le maniche di questo smoking e faccia in fretta… Riccobono il suo tema è da 10 ma poichè non sono uso dare il massimo… Immaginazione al potere… Compagni del movimento siete fascisti!
Voglio chiudere il cammino qui nella mia isola e davanti al mare: mi pare bellissimo. Prima chiuderò questo blog ma solo quando le parole saranno esaurite, nella speranza che risuonino ancora a lungo nella testa di qualche giovane blogger che nulla sa di me e delle mie sciocchezze (rido a pensarci). Certo se in rete dopo qualche anno i blog fermi vengono cancellati…per favore copiatemi tutto come un incunabolo del trecento e ripubblicatemi altrove. 
Anche senza citarmi che tanto vengo fuori lo stesso. Anche con malizia. Anche con affetto se ne avete. Tanto prima o poi scriverò altrove mi hanno detto.

sabato 4 gennaio 2025

POESIA DI UNA RIGA

Poesia di una riga
scorciatoia per un paradiso senza rate
posizione certa del mio vivere incerto.
Mi avvito senza fretta
e sono già dentro il sogno
il cuore dentro e gli occhi fuori
a scrutare il fastidio e la mancanza
le buone maniere
e il mio definitivo commiato.

QUESTA E' LA MIA TERRA

La Sicilia in innumerevoli libri, come sfondo o palcoscenico di film o opere televisive: ovunque e in mille modi l’isola dove sono nato si presenta in scena. Ed esce spesso bastonata. E’ la sensazione fastidiosa della mancanza nonostante tutto, dell’assenza soprattutto, di una misura seria che gestisca l’arbitrio percettivo che si ha di quest’isola. Anche del mio s’intende.
Se arrivate in fondo al tacco di questa nazione e guardate i tre chilometri d’azzurro che fanno da confine fra il Sud e il sud del sud dovreste sentire l’aria inconfondibile della frontiera: alcuni di voi sanno per aver letto o studiato, altri non hanno alcun interesse di sapere. Informarsi e riflettere fuori dai pregiudizi è terribilmente scomodo, meglio imbarcarsi con le certezze già acquisite, quelle di cui fanno parte le date sui biglietti di ritorno. Basta leggere con onesta attenzione quello che della Sicilia è stato scritto, dipinto, suonato…filmato, basta ascoltare per qualche minuto una discussione qualsiasi su di essa per capire che si parla e si ragiona su un falso evidente: una Sicilia unica. Riconoscibile e trasmittibile secondo stereotipi universali e scontati, per questo inossidabili; non è così. Chi in un modo o nell’altro ha attraversato quest’isola, qualunque sia il suo grado di cultura e gli inevitabili preconcetti che condiscono la sua vita, sa bene che la mia terra ha decine di facce. E’ una metafora lucida, perfettamente pirandelliana: cento, mille sicilie, quindi nessuna realmente adeguata ad un riconoscimento significativo. Dentro ogni sfaccettatura si viene risucchiati verso una logica elementare, quella che recita uno storico de profundis sociale e economico, l’unico apparentemente percepibile. Io l’ho vissuta sulla mia pelle questa impossibile oggettività che per vie traverse si coagula in un insieme di verità inconfutabili. Conosco quel tipo di smarrimento appena ci si avventura oltre i confini del già detto, so cosa significhi essere soli intellettualmente davanti al consesso di evidenti mancanze ingigantite e pasciute da analisi scontate. E’ anche vero che chiunque viaggi, anche se inconsciamente, vive del pregiudizio e del comodo luogo comune che ci fa vedere e visitare proprio quello che avevamo in testa prima di partire; è difficile partire nudi e tornare vestiti e , in fondo, non è questo quello che voglio. Anzi desidero il contrario perché la Sicilia è veramente un luogo dell’anima e non puoi giudicarla se non ne conosci la storia e la cultura che la permea da cima a fondo in modo totale. Sono nato qui e cammino qui, vedo ogni giorno facce diverse del mio osservare, di una diversità poco gestibile e scomoda. ”Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è dispari, mischiato, cangiante, come nel più ibrido dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finiremo mai di contarle. [...] Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte di trovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, fra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre la Sicilia, di un eccesso di identità, né so se sia un bene o un male. [...] “ GESUALDO BUFALINO in L’isola plurale. La stessa qualità e quantità di contrasti e opposti che sono gran parte del fascino dell’isola e anche la sua “insopportabilità”; lo stesso misterioso incantamento che fin da bambino mi riempiva gli occhi di stupore quando vedevo apparire il tempio di Segesta nella campagna severa dell’interno o il panorama immenso e aperto sul mare e le Egadi da Erice. Anche adesso mentre ne scrivo capisco di non poter essere obiettivo: il mito, l’apparizione e non l’essenza sono contesti che non possono produrre altro che ambiguità e incertezze. La Sicilia è un continente sia in senso stretto che in quello lato, potrei dire che possiede in massimo grado una bellezza paradossale, eccessiva e discontinua: quella propria di ogni frontiera, scomoda e sfuggente al dettato razionale dell’Europa che volendosene liberare cade ogni volta in un turbine di sensi ipnotico appena si lascia da essa sedurrre. Della Sicilia non ci si libera facilmente, anche se si tratta di un fascino pericoloso e incoerente: vorrei chiedervi però se avete mai amato facilmente l’assoluto, se vi siete mai confrontati con la serietà millenaria di uno sguardo di pietra o di una curva marina che si perde all’orizzonte. La posizione di arrogante centralità, conficcata in mezzo ad un mare antico e stratificato di genti e culture ha segnato il destino dell’isola, oggi come ieri. I migranti dall’Africa che approdano sulle coste di Lampedusa, gli uomini del Nord i cui sovrani riposano nella cattedrale di Palermo, i greci col nostro stesso sangue da sempre ospiti delle sue coste, e poi i turchi pirati e l’islam che ancora canta fra le sue strade e nelle sue architetture, e l’Europa nobile e colta con la sua letteratura percorsa dall’humus siciliano oltre ogni ammissibile limite…i liberatori di sempre, infine, più o meno smentiti dagli esiti delle loro migliori intenzioni. E’ lì l’origine della qualità speciale della narrativa e della letteratura siciliana: dentro il deficit e l’insicurezza, dentro il disagio di chi vive ogni ora sulla frontiera di un possibile e definitivo collasso. Lo scrivere è la nostra redenzione, l’unica possibile e, come tale, portata ai massimi livelli ; Federico de Roberto, Sciascia, Verga, Lampedusa, Pirandello, Piccolo, Brancati, Bufalino…Camilleri e ne lascio fuori un numero troppo elevato, sono il messaggio lanciato nello spazio sociale e umano di un’altra realtà che ci è ostile, incredula e vigliacca, che non vuol credere ad un’esistenza ai limiti della decenza, che irride il sogno perfetto di chi supera perché ha compreso per caso o sa troppo per studio. Non mi pongo il problema di chi voglia credermi oppure no, la storia scuote da millenni coi suoi marosi la Sicilia e noi senza un perché decifrabile siamo ancora qui in eterna attesa di una nuova legge, un nuovo segno che spiegherà alfine questo lungo e fantastico sonno della ragione. Nostro che di molti altri non c’è materiale.

giovedì 2 gennaio 2025

OCCIDENTALE

Occidentale. Stanco di scrivere al vento e di far finta di condividere. Ucciso dalla inutilità di aver studiato e letto per decenni, di aver confrontato fonti diverse. Di aver amato il silenzio dopo la chiusura di un libro. 
Occidentale del Sud, più vicino alla Grecia che a Berlino conosciute bene entrambi. Da Lampedusa ho lasciato sul confine del mare una lunghissima carezza, l’ultima che mi ricordi di me e di te amore mio. Stanco e guardo a oriente dove sorge ogni giorno la speranza. Occidentale.

mercoledì 1 gennaio 2025

TUTTO CON IL MIO TUTTO.


Cambierà qualcosa da stamattina? I colori e poi la grafica, le immagini forse…un gioco nuovo ma serio. Così serio da essere testimone di una chiusura definitiva e di un’improbabile inizio. Chi vorrà potrà leggermi qui o altrove: ho sempre avuto i miei dubbi sulla consistenza numerica dei miei lettori: non è una questione qualitativa ( non ho alcun diritto per affrontarla) ma attiene alle caratteristiche proprie del Blog, alla sua voracità, ai suoi equilibri virtuali ,e soprattutto ai suoi continui equivoci. Per certi versi lo stesso discorso si potrebbe fare sui luoghi della cosiddetta
“democrazia virtuale” (Grillo docet) e sulla subdola e terribile menzogna che si cela dietro ad essa. 
Non so se cambierà qualcosa, non ho idea se il sottoscritto avrà ancora voglia di trastullarsi con i suoi vecchi post o si rimetterà in rete con scritti nuovi e contemporanei. Ma questa novità è reale? Ne siete convinti? Da come molti di voi ne scrivono sembrerebbe di no ma, dietro, fra le quinte di un blog o l’altro formicola la speranza di dire e fare sempre qualcosa di nuovo: bene fatemelo leggere! Uccidete la noia terribile dei partito preso, delle tendenze al ribasso, dell’ideologie concentrate, della cattiva letteratura o di quella tanto bella e perfetta da non poter essere buona. Per quanto mi riguarda la prova più pesante è stata per me spogliarmi dalle remore, anche culturali, e scrivere o riscrivere con quell’immediatezza che sola ti libera l’animo e la mente; sto ripubblicando tutto con il MIO TUTTO, con il mio mondo e la mia generazione tra i denti, la vecchia e nuova Europa, quella che ho amato sui libri, la mia Patria inutile e vituperata. Il mio Sud trafitto dal sole e dall’oblio, la mia educazione sentimentale sempre a metà…la musica, le immagini e infine il sogno di cui nessuno potrà dire perchè resterà un segreto per sempre. Da molti anni a cicli, penso di aver compiuto una lunga traversata: i miei pensieri spettinati e costretti poi ad un educandato severo. Un supplizio! Scrivere è una liberazione, la mia: mi inchioda su un pensiero, mi addensa , finalmente, per un lungo e interminabile attimo è lei la mia padrona assoluta ed io il suo amante totale! Scrivere diventa la mia vita perenne, il senso definitivo che mi assolve dal peccato di fornicare coi giudizi altrui. E’ una mistificazione, ovviamente, un gioco degli specchi; nessuna traversata riesce ad allontanarmi dalla sensazione di colorati dejavù, il web è stracolmo di essi… così dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro. Questo mi uccide, questo è appunto l’ombra del silenzio per il quale non c’è descrizione possibile. Qui o altrove le sillabe separate le une dalle altre in una scansione crudele gridano il loro bisogno disperato di tornare alla loro unità originaria: perfetta e unica. Senza sbavature, senza una dimensione temporale definita, le parole e le cose si raggrumano nella realtà, nell’ indecifrabile perfezione dell’imperfetto, io lo guardo, lo respiro e lo scrivo. Non è un gesto triste o funereo è un divenire silenzioso che mi sgrava da un compito morale che non amo: in qualche altro posto sarà mattino o notte e qualcuno come me sta già scrivendo un’altra poesia. Altri tratti, altri amori… e a me pare consolante. 
La logica che mi ha guidato in tutti questi anni di blog e prima ancora non è così difficile da intendere: quando ho iniziato avevo già un buon patrimonio di scritti risalente a 30 e più anni prima, non ho dovuto far altro che adattarli al nuovo ambiente. Da lì, spinto da stimoli provenienti dalla vostra scrittura e dalle dinamiche che incontravo, sono poi nati i testi “nuovi”: il corpo principale di Omologazione è fatto quasi tutto così e, immagino, si noti chiaramente. Dal 2010 in poi sono state le nefandezze altrui e gli errori personali a influenzare progressivamente la mia, chiamiamola, produzione: il difficile rapporto con il mondo dei blog mi ha convinto a dire la mia su qualcosa che sentivo e sento ostile e sciocco e a costruire l’Arca che mi avrebbe traghettato fuori da questi mari e riportato alle acque che amo, quelle del cartaceo. Ho cucito tra loro un buon numero di post che a mio parere avevano un senso comune, l’idea era quello di un libro, ne ho fatto un blog particolare e l’ho pubblicato in rete. Idea fallimentare, non lo legge praticamente nessuno ma io lo amo molto. Il principio di legare in maniera diversa post tra loro non è poi molto diverso da quello di scomporli in testi molto più brevi e pubblicare gli uni e gli altri; c’è una forte componente ludica in tutto questo, in mancanza di essa sarei uscito molto prima dalla blogosfera inseguito dai denti di un malessere profondo. Da stamattina si scrive sul serio: senza assilli legati al dovere-necessità di rispondere ai commenti o presunti tali. Il mio tempo è a scadenza ravvicinata, scrivere sul serio me lo devo e ve lo devo. Forse qualche riga di me resterà ed io là dentro: mi chiamo Enzo e sono troppo vecchio per sciupare il tempo.